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Itinerari insoliti: Lucca, il vizio e l’amore profano

 “Lucca rimane un segreto. La Storia è passata nei palazzi della nobiltà lucchese a piccoli passi silenziosi e appartati, soffocati da muraglie di parsimonia e di diffidenza. Quasi tutti i peccati dell’ uomo, i vizi più neri, il denaro, l’ avarizia, la frode, la lussuria, la gola, abitano il cuore dei lucchesi e vengono frequentati con un ambiguo sentimento di terrore e di avidità. A Lucca si vive e si conosce la corruzione con più profondità che in ogni altro luogo della terra. Appartiene al peccato tutto ciò che viene all’ aria e alla luce, mentre è promessa di perdono e di grazia tutto ciò che viene custodito nel segreto dell’ intimità casalinga, chiuso nella cassaforte dei risparmi e delle memorie. Più della morte, il lucchese teme gli scandali, le novità, i mutamenti.

Poche righe impietose dello scritore  Garboli,  scomparso qualche anno fa, ritraggono a tinte forti, quasi caricaturali, la leggendaria supposta personalità controversa dei lucchesi. Un modo se vogliamo volutamente scioccante per distinguere chi vive in queste terre “diverse”, dagli altri toscani.

Sorprende d’altro canto, come i lucchesi, a proposito di lussuria, peccato e scandalo, abbiano in alcuni tempi storici trattato ad esempio il tema del sesso, oggi definito “proibito” come la prostituzione e l’omosessualità, con un approccio quanto meno singolare e in controdendenza rispetto a quello di altri stati  italiani ed europei. La Repubblica oligarchica di Lucca  fu una delle poche nel XVI secolo, ad affrontare il tema, a quel tempo visto come problema, dell’omosesualità favorendo come massiccio antidoto  l’attività della prostituzione.

A questo scopo fu istituito infatti sin dal 1537 l’offizio sopra i protettori delle meretrici e l’offizio sopra l’onestà.Quest’ultimo aveva l’infame compito di ricevere le denunce che accusavano cittadini della repubblica di omosessualità presunta o scoperta in “fragrante”. Le pene per per reprimere questo “vizio contro natura”, come veniva definito il supposto problema, spesso consistevano in umilianti pene corporali quali ad esempio la fustigazione. Un problema sociale di omofobia, si direbbe oggi. Tuttavia Lucca, città profondamente religiosa, cercò in modo del tutto inaspettato di trovare un rimedio che potremmo definire preventivo chiedendo le grazie ed i servigi di una categoria particolare: le cortigiane o prostitute. Questa ipocrita e illusoria “cura” a base di puro sesso femminino, ovviamente non risolse il problema del piccolo stato lucchese, quanto pittosto forse incoraggiò l’attività delle donne più povere e disagiate a prostituirsi, anche se pur tutelate dallo stato. Per approfondire questo interessante argomento, Mita Vellutini ha pubblicato la sua tesi di laurea “Donne e società nella Lucca del ‘500” con il contributo dell’associazione Lions Club Lucca ed edito da Maria Pacini Fazzi. Dallo studio emerge inoltre che le zone in città dove le prostitute svolgevano la loro attività, erano un po’ ovunque. Spesso vicino alle carcerinuove o vecchie (anfiteatro) o a luoghi popolari, ma anche e persino di fronte a chiese come ad esempio quella di San Paolino. Nel quartiere di pelleria esistevano sin dal XIV secolo numerose case dove si svolgeva questa attività.

Chi però avrebbe mai immaginato che, non molti anni fa, a seguito del restauro degli scantinati del nobile palazzo Boccella sui fossi presso la Madonna dello Stellare, ci si sarebbe imbattuti in un ambiente privato e particolare (un privè lo definiremmo secondo il vocabolario in voga ai giorni nostri ). E si, un vero e proprio bordello privato di lusso della fine del XVI secolo dove il sesso si mescolava al fortuna del gioco e al piacere del vino (Bacco, fortuna e venere). La prova che conferma questa nascosta attività, sono gli insoliti affreschi attribuiti al pittore Ghirlanda, attivo a Lucca sino ai primi del 1600. Questi mostrano sulle quattro facce di due pilastri posti al centro dello scantinato, belle donne abbigliate alla moda del tempo con inequivocabili simboli della passione, affiancate da satiri baccheggianti e soldati “ben dotati”, armati di alabarde e coppe di vino spumeggiante.    Non male direi come atteggiamento libertino se pensiamo che proprio in quegli anni Lucca era attraversata da laceranti turbamenti religiosi riformisti e protestanti, poi trasformatisi rapidamente, ai primi sentori di inquisizione,  in ferventi sentimenti controriformati.

Se un tempo questo luogo era accessibile a pochi, oggi la destinazione d’uso del palazzo Boccella, permette di svelare anche questo segreto inconfessato di una Lucca ancora tutta da scoprire nelle sue molteplici facce, anche inconsuete, che ha mostrato alla storia. Nei piani superiori è stata allestita una delle più moderne ed interessanti gallerie di arte contemporanea italiane se non europee, appunto il L.U.C.C.A. Per la città è una sorprendente in quanto inconsueta boccata di contemporaneità racchiusa nella scatola della storia.

Ancora una volta Lucca, la città, non finisce di stupire. Ti vuoi immergere nell’arte del futuro e poi, sotto sotto, scopri che è…un casino !

Gabriele Calabrese

6 commenti a “Itinerari insoliti: Lucca, il vizio e l’amore profano

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  6. Non vedo niente di cosi peculiare nella “segrete stanze” dei lucchesi, fosse solo per il fatto che è una naturale forma mentis dell’ individuo uomo e donna. Troppa malizia e un’ esagerata faziosità d’ interpretazione.

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