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Le torri di Lucca. Itinerario nell’ architettura medievale in Toscana

Ancora oggi, quando qualche lucchese cerca di scorgere a distanza la città di Lucca, sia dalle alture delle colline che la circondano, sia provenienedo dall’autostrada, istintivamente il primo punto di riferimento sono gli alberi delle mura che gli fanno anello. Quello che il poeta Gabriele Dannunzio aveva definito “l’arborato cerchio”. Dopo pochi secondi però i lucchesi si riprendono dall’errore commesso. Infatti quasi sempre ormai, gli alberi e la città murata si confondono con la periferia e la  campagna che, come una galassia, si estende senza interruzione per tutta la pianura circostante. L’unico elemento che ancora oggi distingue il nucleo storico da tutto il resto sono le torri e i campanili. Questi edifici antichi, concentrati in una ristretta area all’interno delle mura, si elevano al di sopra dei tetti dando un sicuro punto di riferimento a quel lucchese che cerca la città “madre” nella quale si identifica. Ecco perchè cade giusto a fagiolo l’altra e ben più antica citazione letteraria di un poeta contemporaneao a Dante che vide Lucca a distanza in tempi assai più antichi rispetto ai nostri e a quelli dannunziani: “Andando noi vedemmo in piccol cerchio, torreggiar Lucca in guisa di boschetto“. Fazio degli Uberti, Dittamondo (1345-67).

L’effetto di isolamento che la città murata, la Lucca “drento”, dava rispetto alla Lucca “fora”, era molto evidente sino agli anni cinquanta del novecento. Sono molte le fotografie aeree che mettono in risalto questa caratteritica come quelle ascattate dagli aerei ricognitori alleati a partire dal 1944.

Proprio oggi parlavo di questo tema, a margine della presentazione di una piccola guida sui luoghi meno conosciuti della città, scritta dall’amico Guido Casali, lucchese di Arsina ma, ironia della sorte, capo redattore del quotidiano la Nazione di Pisa. Ne parlavo con il maestro pittore Antonio Possenti. Lui stesso notava che tutti parlano delle mura da visitatori passeggiandole e godendole dai bastioni, ma la vera bellezza delle mura, in buona parte, si gode dall’esterno. E’ proprio così, come si possono godere splendidi scorci di sky line come quello che si ammira dall’esterno delle cortine che vanno dal baluordo S. Croce alla piattaforma di S. Frediano.

Nel medioevo invece, al tempo di Fazio degli Uberti, l’impatto con la città murata dotata di  mura più alte delle odierne e circondate quasi dal “nulla” doveva essere notevole .

Le torri , appunto, per prime “torreggiavano” sopra i merli delle mura. Ma l’accostamento ad un “boschetto” a tutti noi fa balzare alla mente quella torre così particolare che è ancora oggi la torre Guinigi. Una torre alberata. Unico esempio, che io sappia, rimasto delle molte torri che almeno a Lucca presentevano questa caratteristica. Caratteristica certamente presente nel quattrocento, ma forse anche prima.

Di ciò che scrivo ne è prova il disegno, tratto dalle cronache Streghi, dove è possibile vedere la città medievale con le sue torri, molte delle quali alberate. Parlare della torre dei Guinigi, devo confessarlo, è per me quasi un tabù che mi crea spesso, sopratutto di fronte ai miei clienti turisti, non poco imbarazzo.  La domanda infatti sorge spontanea ed è da tempo sempre la stessa: perchè la torre e molte altre torri lucchesi avevano piantati sulla cima degli alberi ? Basta fare una rapida incursione sulla rete, col motore di ricerca che si desidera e si noterà che le risposte sono fra le più variegate e fantasiose. Tuttavia  non si trova una sola risposta che abbia solide basi documentarie di archivio. Voglio dire che non esiste un autore in grado di citare una fonte manoscritta attendibile. Tutto ruota sui “si dice”, ma chi sia il primo ad ever detto, del perchè e del percome, in verità,  non è dato sapere. Fino a quando non faremo attente e circostanziate ricerche in merito, ciò che più ci preme notare, è che gli alberi c’erano e ci sono ancora ! Nei borghi e nei castelli di fondazione lucchese o Toscana tale caratteristica non si nota. Valgano come esempi le raffigurazioni di Camaiore e di un altro castello distrutto da una feroce battaglia sempre raffigurati nel codice Streghi.

Nella raffigurazione del Castello di Camaior , se pur la mano del disegnatore è assai incerta e priva di qualsiasi rudimento di disegno prospettico, è interessante notare i dettagli salienti con i quali l’autore descrive il borgo. Ancora oggi Camaiore ha conservato oltre all’impianto urbanistico rettangolare di borgo di fondazione duecentesco, anche parte delle sue mura di cinta e nel suo centro è da ammirare il duomo. Nel nostro disegno, oltre alle mura merlate, si nota una chiesa con campanile, un imponente edificio merlato quasi fosse il palazzo che rappresentava il governo e sulla sinistra una possente fortezza, come una cittadella, che se un tempo esisteva in quella forma, oggi non ne abbiamo più traccia.

A proposito di architetture, desta uguale interesse la descrizione che un’altra mano, assai più esperta della precedente in materia di disegno, schizza con  fare veloce ai margini delle pagine in pergamena del medesimo codice. Qui si notano in una prospettiva forzata una serie di edifici che sembrano anch’essi torri, ma ad un più attento esame si rivelano essere invece edifici con colombaie. Queste costruzioni su due piani, mostrano infatti sulla sommità una specie di torretta con piccoli fori per l’accesso dei colombi, uno dei quali è sommariamente disegnato su di un albero di fronte all’edificio centrale. La colombaia era un interessante elemento di architettura, assai diffuso in epoca medievale e nel rinascimento e legato all’economia, all’ alimentazione e quindi alla vita quotidiana di quei tempi.

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Gabriele Calabrese

3 commenti a “Le torri di Lucca. Itinerario nell’ architettura medievale in Toscana

  1. Consigliato agli amanti dei castelli e dell’iconografia architettonica medievale.

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  3. è bello di aver riportato qualche figurina dell’antico codice Streghi sulla rete. a chi si immerge attraverso il Fillungo, dopo aver costeggiato il teatro ovale (forse dormono ma attendono un risveglio notturno sotto le stelle i poeti latini?)avviene di passare sotto l’ombra snella della torre Guinigi e di domandarsi: cosa o chi veglia quell’albero astronomo sul culmine? vede il torvo Gabberi. posa il guardo alla marina. poi rincorre le statue ancora serrate nei marmi apuani accesi la notte dalla luce stellare. ahi! potessi anch’io stare qualche notte lassù e cercar il carro coi cavalli imbizzarriti dalla frusta imbibita di fin frizzante del poeta di Castelvecchio.
    forse qualche scia di luce nel firmamento l’ha lasciata. come le comete.

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