Raffaele Palumbo conduce una trasmissone in diretta itinerante, fra le varie realtà culturali e sociali della Toscana. Una trasmissoione dove si da voce a tutti e dove chiunque, dal passante all’ospite di spicco, può dire la sua sul luogo o la città che li ospita. Forse devo la mia partecipazione “reiterata” alla sua trasmissione lucchese, più al tono basso della mia voce, che ai contenuti che sono in grado di fornire. Tuttavia se qualcuno li ha apprezzati o è incuriosito, potrà seguire i miei itinerari, le mie esperienze di guida e di lucchese grazie a questo blog.
La mattinata è stata sicuramente piacevole grazie agli interventi degli invitati e al brio e alla flessibilità dei due conduttori, veri maestri dell’equilibrismo radiofonico. Anche la musica dal vivo di alcune band emergenti locali ha contribuito a vivacizzare la mattinata. Fra i vari temi affrontati (es. danza classica con Elisabetta Fiorini di “fuoricentro” e digital foto festival con Enrico Stefanelli ecc.), nella “tavolozza” dei colori e della cultura locale, a mio parere spicca quello che ha riguardato fratel Arturo Paoli. Lo dichiaro da laico e non baciapile religioso: è giusto che questo tema emerga con particolare vigore. Chi non conosce il profilo di questo piccolo (Non più di un metro e sessanta per 96 anni di età!) gigante dell’umanità cerchi di trovare il tempo per leggere qualcosa su di lui e riflettere. Io vi do l’indicazione di un libro: La forza della leggerezza di Don Arturo Paoli, a cura di massimo Orlandi, edito da fraternità di romena (AR), collezione i germogli. www.romena.it .
Scoprirete che la sua storia è iniziata per un tragico fatto di sangue accaduto (ironia delle cose) a pochi metri da dove abbiamo mandato in onda questa mattina la trasmissione. Agli albori del fascismo, in un tentativo di repressione dei lavoratori lucchesi che manifestavano sotto la loggia del palazzo pretorio in piazza San Michele, un manifestante venne ucciso da una scarica di colpi di fucile. Il piccolo Arturo era lì. Un pittore lucchese (Barsotti) dipinse in una tavola ad acquarello quel fatto. L’orrore della violenza materializzatasi in quegli uomini con la camicia nera, il sangue e le urla di chi aveva subito quella violenza, gli cambiarono la vita. Una vita rivolta al fare per gli altri e al “camminare” assieme agli uomini e alla donne partendo da i più deboli ed emarginati.
Non voglio aggiungere altro, sarebbe inutile. Aggiungo invece, per sdrammatizzare, alcune foto fatte durante l’intervista ai gruppi musicali emergenti.
Gabriele