Turislucca

Come? Ovvero, percezioni personali sul turismo in Toscana

Corto Maltese

Proprio ieri è uscito on line un articolo che fa riferimento alla presentazione dei dati sul turismo 2015 in Toscana. Grazie al seminario che si è tenuto in questi giorni a Firenze sono stati rese note anche le linee guida che la regione Toscana intende seguire per il rilancio di questo importante settore economico che sta diventando strategico per molte città d’arte e per i molti territori ricchi di attrattive turistiche. Andrea Ciuoffo, assessore al turismo della regione Toscana, oltre a dichiarare che si sta mettendo mano ad una nuova governance che salvaguardi le professionalità acquisite dalle Provincie che sino ad oggi hanno svolto il ruolo di collettori e raccolta dati fra regione e territori locali anche grazie alla nuova legge regionale che sarà approvata a breve.

“Un testo nuovo che parla a un mondo nuovo rispetto al 2000, un mondo – ha detto Ciuoffo – che è stato attraversato e oggi occupato dalla sharing economy, che non esisteva 16 anni fa. Il nostro testo parla di regole ma anche di valori. Cerchiamo di costruire insieme, con un confronto accurato con le categorie economiche, un turismo sostenibile, cerchiamo di trovare la misure e il taglio con cui questa grande opportunità che la Toscana può giocare – la tendenza stimata del 2016 è di un più 3 per cento di turisti – possa essere declinata mantenendo alto il valore della nostra cultura e del nostro patrimonio e la condivisione con le comunità locali. Un altro elemento, questo, che rischia sotto la pressione importante dei flussi, di essere messo a rischio anche nelle grandi città d’arte. La legge cui stiamo lavorando vuole un turismo accessibile, competente e sostenibile in tutto il territorio regionale, dai piccoli borghi al centro delle grandi città d’arte”.

La dichiarazione, però, che più mi ha colpito è la seguente:

“Abbiamo bisogno anche di una nuova visione rivolta al futuro, di un modello con cui riusciamo a qualificare e non a subire il peso dei flussi turistici. Dobbiamo comunicare non solo belle immagini, ma anche contenuti, e questo richiede una crescita culturale da parte di tutti i soggetti coinvolti. Non possiamo essere solo dei contenitori, dobbiamo trasmettere a chi ci visita anche i valori fondanti delle nostre comunità”.

Bellissime parole, molto condivisibili; tuttavia la mia domanda è: Come? Come si può fare ciò quando non esiste la benché minima comunicazione di qualsivoglia genere e coordinamento fra apparati burocratici della regione fiorentina e quella dei territori toscani che lui giustamente ricorda? Dove è questa nuova governance efficiente ed efficace. Come si può gestire e coordinarsi con un turismo fatto da una miriade di piccoli e piccolissimi imprenditori del turismo che offrono accoglienza e servizi variegati e diversificati per qualità e tipologia ?
Ma la vera sfida è proprio quella di poter qualificare i flussi turistici che saranno sempre più massicci ed invasivi. Come lo si può fare? Come educare i cinesi, ad esempio, a conoscere prima, nei loro territori, culturalmente e non solo sotto il profilo del consumo le nostre micro realtà? E con loro come declinare la nostra cultura anche nei confronti di tutti gli altri paesi interessati ad avere “esperienze” nel nostro paese e nei nostri piccoli borghi?

La domanda successiva sarebbe “ma l’ENIT esiste ancora? Funziona? E’ un covo di mangia soldi ad ufo o è stato relegato nel dimenticatoio o semplicemente non funziona più in virtù dei cambiamenti globali che sono stati menzionati ? Abbiamo bisogno di strumenti di promozione diversi ? Chi ci pensa ?
Io mi reputo un micro professionista del settore e non ho mai ricevuto riposte da nessuno di coloro che dovrebbero darmele. Figuriamoci gli altri cittadini italiani che continuano a sentirsi dire dai politici di turno il solito pippone: “L’Italia è una miniera d’oro sotto il profilo paesaggistico e culturale. Ci siamo seduti sopra e non lo sappiamo sfruttare…ma ci penseremo noi ! Da oggi cambia tutto !”
Per favore risparmiateci questo mantra che ha logorato molte parti sensibili del nostro corpo!

Tuttavia credo a questo punto risulterebbe fondamentale ed imprescindibile al raggiungimento di questo obbiettivo una massiccia politica di investimenti basata su una promozione culturale rivolta verso quei paesi ai quali intendiamo strizzare l’occhio. Una promozione a tutto campo che vada dal cinema, alla musica, agli scambi culturali, ai documentari e alla cultura del piccolo ma bello. Educare prima fuori per non subire ignoranza e non sostenibilità dopo, in casa nostra.

Le polemiche sempre più frequenti che leggiamo sui quotidiani locali in merito alle città ed ai territori agrari che vengono gradualmente snaturati e artificialmente trasformati in favore di un turismo mordi e fuggi, modellato sulle esigenze di chi consuma e non di chi offre, hanno e avranno origine e soluzione in questo tema: Promozione culturale mirata, costante, puntuale e condivisa dei nostri territori verso l’estero. Missione difficile ma non impossibile.

Il mio sogno comunque è quello di veder realizzato ciò che ha sostenuto recentemente sul turismo lento un dandy come Philipe Daverio a Lucca in una conferenza organizzata dal Campus università di studi turistici: “Alla base del turismo lento c’è la formazione personale, come avveniva nel Medioevo con i viaggi di apprendistato che imponevano la lontananza forzata da casa per almeno due anni“.

Ma io invece sogno ancora il viaggiatore, la persona che guarda l’orizzonte sognando e vagheggiando ciò che si trova al di là del visibile, magari d’avanti al mare seguendo il volo di un albatros così come fa Corto Maltese nel finale della ballata del lago salato: “Come la bianca ala dell’albatros sul monotono respiro del Pacifico, così, vagabonda per vagare, va la vela del vero marinaio. Ieri come oggi, un giorno qualsiasi di questo gennaio-febbraio del 1915 che vede la fine di una ballata del mare salato” . Un sogno ed insieme pura poesia.

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