Turislucca

La tradizione delle sagre a Lucca: Per Bacco !

 

Estate. Appena le giornate cominciano ad allungarsi e i primi caldi estivi si fanno sentire è divenuta una tradizione per le famiglie lucchesi, ed ormai anche per molti turisti stranieri, scegliere fra le tante opportunità gastronomiche offerte dalle così dette sagre di paese. La scelta è varia e allettante: sagra delle zuppe, dei pesci fritti, delle paste asciutte condite in varie salse. Ovunque abbondanti grigliate e vino a volontà. Il turista, affascinato da tutta questa abbondanza di libagioni, musica e popolo, è tenuto a pensare alla sagra odierna come la più genuina essenza della tradizione e del folclore locale. Chi però ha gli …anta sulle spalle, pur se compiaciuto fruitore locale assiduo, sa che non è così, e i nonni, se ancora in vita, lo potrebbero confermare. Per le generazioni passate la sagra era non solo una festa, ma soprattutto un dono che madre natura attraverso i frutti della terra concedeva all’umana specie.

Una tradizione ancestrale, prima pagana e poi cristiana che diveniva inoltre opportunità di incontro, scambio, conferma di appartenenza ad una unica identità culturale religiosa, politica e sociale fra le varie comunità rurali, pastorali o contadine che popolavano un tempo le nostre campagne, le colline ed i monti circostanti.

Vale la pena, fra le tante, ricordarne una che, per un motivo o per un altro, a differenza di molte altre nate come funghi senza radici fondate sulla tradizione, prosperano allegramente, è stata invece spazzata via di recente senza troppi complimenti: la festa di Bacco a Camigliano nel comune di Capannori.

Narrano i vecchi ed alcuni testi interessanti ormai datati, che il 24 di Agosto dai colli che sovrastano il prato delle Pizzorne, in un particolare luogo detto le vedute, convergessero donne e ragazzi con vestiti colorati e variopinti, divisi in comitive provenienti dai vari luoghi o paesi circostanti.

Per i pastori, numerosi un tempo sulle pendici dei monti, questa festa aveva un valore religioso, per gli altri prettamente profano.

In quel giorno d’estate, l’atmosfera su quei prati era particolarmente festosa grazie al suono delle fisarmoniche che inducevano i giovani e i meno giovani a danzare senza sosta e a mangiare delle merende portate da casa o di quanto gli ambulanti vendevano per l’occasione avendo portato fin li i propri prodotti a dorso di mulo. Tutti poi si affollavano intorno alle improvvisazioni degli stornellatori e dei poeti provenienti dai paesi vicini di Matraia e di Valgiano. Era una cuccagna; anche perché i giovani facevano a gara per guadagnarsela salendo in competizione sopra gli alberi resi scivolosi dalla sugna di maiale, detti appunto alberi della cuccagna.

Molti, come i carbonai, i fattori, i commercianti si incontravano su quel prato suggellando i propri contratti di affari con una semplice ma onorata stretta di mano. Il caldo dell’estate e le attività relative alla festa inducevano i presenti a bere notevoli quantità di acqua delle varie polle montane portate nelle fiasche o nei barili dagli acquaioli che la vendevano ad un tanto al bicchiere. Ma quando l’acqua cominciava a scarseggiare i più stretti seguaci del dio pagano Bacco trovavano questa giustificazione per iniziare a bere vino puro prendendo al fine solenni quanto rituali sbornie.

Tra i giovani di Camigliano si costituì quindi la “Brigata di Noè” con tanto di stendardo, stemma e copricapi rituali a forma di fiasco usati nelle loro allegre quanto chiassose processioni.

Avevano persino un inno ufficiale che è stato integralmente riportato in una pubblicazione sulle Pizzorne scritta da Carlo Gabriele Rosi nel 1986.

Sino a qualche anno fa esisteva a Camigliano presso la villa Torrigiani la festa di Noè, che adeguatasi ai tempi offriva varie libagioni, ma dove senza dubbio si poteva sorseggiare ancora dell’ottimo vino delle colline lucchesi.

Il tempo passa e tutto muta. Anche se sui prati delle Pizzorne non si radunano più i gitanti di un tempo è augurabile che quei luoghi vengano ancora vissuti dai giovani di oggi che desiderosi di scoprirli nella loro vera essenza ne percepiscano la magia e si innamorino così come si innamoravano i loro vecchi. E Bacco? Oggi fra un test anti etilico e l’altro c’è comunque ancora modo di incontrarlo questo simpatico e gaudente Dio pagano. Incontriamolo in compagnia e godiamo di lui ma…senza strafare e con prudenza. I tempi sono comunque cambiati e l’automobile, infida ma più comoda sostituta di quel mulo che ritrovava sempre la via di casa anche da solo, non perdona. Qundi viva bacco ma …occhio alla strada. Tuttavia senza troppi rimpianti possiamo ancora cantare in coro come facevano glia amici di Camigliano:

Viva lui che per il primo

d’uva rossa e d’uva bianca

scaricò la vite stanca e coi piedi la pigiò.

Viva lui che fu il primiero

a raccoglierla nel tino,

viva lui che inventò il vino

e del vin s’inebriò.

Il pagan di Grecia e Roma

festeggiò soltanto Bacco,

il tedesco ed il cosacco

or son matti per Noè.

E noi pure povera gente

per il vin siamo devoti

E attacchiamo i nostri voti

supplichevoli ai tuoi piè” .

Gabriele Calabrese

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