Turislucca

Turismo in Toscana: l’eco del battistero di Pisa

Echista battistero pisa

Esistono molte tradizioni legate al turismo in visita ad una città. Molte di queste sono scaramantiche. Si pensi, solo per citarne alcune,  alla enorme quantità di danaro gettata negli ultimi sessanta anni nella fontana di Trevi a Roma, lo sfregamento del muso del porcellino nel mercato nuovo a Firenze, il bacio alla fidanzata sul ponte di rialto a Venezia. Pisa credo però le batte tutte. Nel ristretto spazio di  un unica piazza, senza contare i riti scaramantici degli studenti dell’ateneo pisano,  ne annovera almeno tre: Lo sfregamento di una luceretola sulla porta bronzea seicentesca dell’ingresso principale della cattedrale, la interminabile conta dei forellini da parte degli innamorati che si dicono lasciati dagli artigli di lucifero su di una pietra di recupero posta sul fianco sinistro della cattedrale,  ed infine il “sublime” rito della eco all’interno dell’antico battistero.

Fra i tre, l’ultimo è sicuramente quello che da sempre  riscuote i più larghi consensi dalla moltitudine di turisti che visitano la piazza. Charles de Brosses, dotto viaggiatore francese del Settecento, così scriveva a proposito della Piazza dei Miracoli e del Battistero: “Non esiste nulla di più perfetto del Battistero, che si trova lì accanto; ha forma circolare, e lo ricopre una graziosa cupola a foggia di turbante; l’interno è come quello di un tempio pagano, completamente vuoto, e senza altro ornamento che due piani di colonne. Quando si parla all’interno, la voce riecheggia per alcuni secondi come il suono di una grossa campana, e il suono decresce poco per volta in modo assai piacevole. Il viaggiatore francese provava con la propria voce l’incredibile armonia risultante dalla forma circolare del battistero unita alla doppia calotta, ottagona nella parte inferiore con  la  semisferica in quella superiore. Oggi che i viaggiatori si sono trasformati in moderni turisti, anche la eco nel battistero è stata normata. Il guardiano che  esegue la eco per conto della primaziale, deve  adempiere  puntualmente al tradizionale rito esattamente ogni trenta minuti. Si chiudono le porte, e chi c’è c’è, e chi non c’è aspetta l’evento trenta minuti dopo.

Si è costituito così, volente o nolente, il nuovo mestiere tutto italiano (o meglio tutto pisano) dell’ “echista” . Un bel mestiere che spesso da soddisfazioni se si ha una bella voce. Chi scrive, può testimoniare che non di rado, turisti che non si aspettavano di ascolatare questo incredibile organo naturale, al termine di una “celestiale” scala armonica di note sapientemente cantate da una delicata voce di “echista” femmina, sono scoppiati letteralmente in un pianto dirotto. Sono certo che il buon architetto Deotisalvi, autore della fondazione del battistero nel 1152, da lassù o da laggiù ovunque si trovi, ogni volta gongola tutto soddisfatto per la costruzione di questo suo prodigioso, inconsapevole, marchingegno emotivo.

Si noti quindi quanti incredibili altrettanto  inconsapevoli eventi hanno portato, questa  incomparabile e magnifica piazza, a dispensare come veri ” miracoli” della natura, non solo una torre che ancora sfida le leggi della gravità naturale, ma anche un batistero che sfida  quelle della armonia musicale.

Gabriele Calabrese

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