Turislucca

Toscana e turismo: la difficoltà di definirsi “escort”

E’ assodato che viviamo tempi nei quali l’ipocrisia serpeggia all’angolo di ogni strada. In Italia poi, credo che ci si possa definire maestri nel camuffare situazioni e cose con terminologie che riescano a coprire i veri fini o comportamenti di questi o queste. Gli esempi potrebbero essere infiniti: dai più innoqui, come le innumerevoli definizioni attribuibili ai genitali maschili e femminili, oppure l’attività dello spazzino che viene definito “operatore ecologico”, al carceriere questurino ora definito operatore penitenziario, sino ai soldati in armi di tutto il mondo chiamati in alcuni casi opearatori di pace. Alla luce di quanto si legge oggi sulle cronache politiche e scandalistiche in Italia, ad esempio, alcune categorie che lavorano nel campo del turismo si trovano attualmente in forte imbarazzo nel poter definire il proprio ruolo di attività. Un esempio. Solo l’altro giorno sono entrato in un noto ristorante locale per entrare in contatto con il gruppo al quale dovevo fare da guida. Con spontaneità e disinvoltura ho chiesto al proprietario: ” Scusi, mi sa indicare la escort” . Con malcelato imbarazzo il proprietario con un sorrisino mi ha risposto “Vorrà intendere l’accompagnatrice del gruppo mi auguro !”. Lo stesso lieve imbarazzo l’ho percepito quando ho chiesto ad una giovane e piacente ragazza che da apprendista si stava formandoin uno dei molti (troppi !) uffici informazioni: ” Scusi signorina, ma lei è una stagista?” Che tempi! Ma che dire, ormai non c’è che da riderci sopra e …..sperare, sperare, sperare.

Gabriele Calabrese

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